8 giugno 2022. Non è un giorno qualunque.
In Campania, come in altre regioni d’Italia, terminano le lezioni scolastiche. Per questo, non è un giorno qualunque.
Non lo è per gli alunni, che hanno atteso questo giorno da un anno eppure – se non lo ammettono mentono a se stessi – oggi sentono una punta di malinconia. Perché la scuola, prima di essere lezioni tra i banchi, compiti in classe e interrogazioni, è quotidianità di incontri, condivisione di speranze, comunione di sogni, lascito di pesi.
Non lo è per gli insegnanti, che hanno invocato questo momento tra le urla di giorni rabbiosi, e già sentono la mancanza dei loro tremendi alunni. Per gli insegnanti appassionati, poi…
Non lo è per i “precari”, i “supplenti”, gli “incarichi annuali”, che dopo aver attraversato giorni di normalità e progetti realizzabili, piombano nuovamente nell’incertezza di un “chi sa dove sarò a settembre, se mi chiameranno e subito, cosa mi attenderà”.
Non lo è per i genitori che (alcuni) solo oggi apprezzano veramente il valore della scuola, finora ritenuta incapace e pretenziosa, ma che si rivela, ancora una volta, adeguata e generosa.
Non lo è, infine, per i mariti, le mogli, i fidanzati e le fidanzate, i compagni e le compagne di tutti quei “lavoratori incerti” che in questi dodici mesi hanno dato tutto per la scuola e tutto sembra adesso gli venga strappato; quei mariti, mogli, fidanzati, fidanzate, compagni, compagne, oggi diventano la stampella alle gambe tremanti di chi guarda al futuro con incertezza.
8 giugno 2022. Non è un giorno qualunque. Come non lo è stato nessuno dei giorni di scuola passati. Perché la scuola, checché se ne dica, che sia aperta o chiusa, resta uno dei motori della nostra società e della nostra umanità.
Giuseppe Pironti