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TESTIMONIANZE IN RICORDO DI DON NATALE ALCUNI DOCUMENTI DI DON NATALE

VITA DI DON NATALMARIA FERRAIOLI

Don Natalmaria Ferraioli nasce a Pagani il 21 marzo 1925 da Alfonso e da Anna Mastellone. È il secondogenito di quattro figli. Perde il papà da ragazzino e la povera signora Anna, rimasta vedova, per portare onestamente avanti la famiglia si arrangia vendendo il latte per le case. Entra nel seminario diocesano di Nocera Inferiore dove frequenta le medie e il ginnasio; poi, al Pontificio Seminario Regionale “Pio XI”, frequenta prima il liceo e poi i corsi di teologia. Viene ordinato sacerdote il 19 giugno 1949 presso la Basilica di Sant’Alfonso in Pagani insieme ad altri due confratelli, don Aniello Zambrano e don Nicola Califano. Nei primi anni di sacerdozio gli viene affidata la cura dei piccolissimi di Azione Cattolica e poi la responsabilità della cura spirituale e la rettoria della storica Arciconfraternita del Santuario della Madonna delle Galline. Viene nominato parroco di San Sisto II in Barbazzano il 21 luglio 1957 e rimarrà in quella parrocchia fino al giorno della sua partenza per il paradiso il 10 aprile 2002.

Fin dal momento della nomina a parroco di Barbazzano si pone l’obiettivo di realizzare una nuova chiesa nel quartiere dove è nato, cresciuto e svolto il suo ministero sacerdotale. Con caparbietà e profonda fiducia nell’aiuto della Provvidenza, riesce a realizzare questo sogno con la costruzione dell’attuale chiesa parrocchiale che volle far disegnare a forma di tenda con dodici lati per ricordare la realtà di Dio che ha posto la sua tenda in mezzo a noi in un progetto d’amore iniziato nell’Antico Testamento, con le dodici tribù del popolo di Israele, e portato a compimento da Gesù con la scelta di dodici Apostoli con i quali condivide gli anni della predicazione e che invia nel mondo intero quali messaggeri e costruttori del Regno. Tantissime le difficoltà che incontra e che talora gli sono messe davanti anche in malafede da parte di chi scambia la sua bontà d’animo con dabbenaggine. Tanti i momenti della vita di don Natale che avrebbero scoraggiato anche i più cocciuti, ma non lui che, nonostante la sua povertà di mezzi, aveva sempre un soldo per chiunque gli tendesse la mano. La Provvidenza del Signore che non abbandona chi dona con fiducia non il superfluo ma ciò che è necessario, accompagna ogni passo della sua vita e lo rende punto di riferimento per tanti bisognosi.

Ha grande attenzione per il mondo giovanile non solo nelle attività parrocchiali ma anche come insegnante di religione nelle scuole, in particolare all’Istituto Professionale per il Commercio che lo vede coordinatore di sede apprezzato e amato da studenti e docenti per tanti anni.

L’attenzione al mondo giovanile di don Natale è finalizzata ad aiutare i giovani a scoprire la propria vocazione nella vita. Tanti i ragazzi da lui accompagnati al seminario diocesano di Nocera per operare il necessario discernimento vocazionale. Tutti porta sempre nel cuore, sia quelli che al sacerdozio ci sono arrivati sia quelli che hanno scelto altra via.

Sacerdote umile e semplice ma di grande cultura. Una delle stanze della sua casa era adibita a biblioteca, meta di consultazione per tutti. Ogni mattina, dopo la celebrazione dell’Eucarestia, uno sguardo all’Avvenire e all’Osservatore Romano per aggiornarsi sugli eventi di attualità. In particolari circostanze non fa mancare il confronto con altre testate laiche che manda a comprare in edicola. Pensa anche ai “suoi” ragazzi e, negli anni, compra centinaia di libri per formare una biblioteca per ragazzi da collocare nella chiesa nuova: peccato che con la sua morte questo patrimonio culturale sia andato disperso!

La sua vita spirituale e sacerdotale si è mossa su tre direttrici: amore all’Eucaristia, amore alla Chiesa, amore alla Vergine Maria. L’Eucaristia è stato il suo pane quotidiano. Non ha mai smesso di celebrare neppure quando la malattia lo porta a non poter più controllare bene le proprie mani: si fa aiutare, ma non rinuncia alla celebrazione. Le sante Quarantore quaresimali sono il momento più solenne della vita parrocchiale. La cura degli ammalati, che visita ogni primo venerdì del mese, è finalizzato a portare loro Gesù Eucaristico. Lo si vede uscire dopo le celebrazioni mattutine dalla chiesa in cotta e stola sotto il soprabito e riporli a sera quando ha concluso il giro delle visite.

L’essere parte della Chiesa e obbedire alle disposizioni del Santo Padre o del Vescovo, per don Natale è segno di fede vera in Gesù che oggi agisce anche attraverso i suoi ministri. Quando si confrontava con disposizioni emanate, la conclusione era sempre la stessa: si può non condividere, ma si obbedisce!

Quando don Natale parlava della Beata Vergine Maria, il suo volto si illuminava di un sorriso smagliante e la sua voce era ferma e decisa. Da Sant’Alfonso attinge tutto questo ardore. Dal Beato Tommaso Maria Fusco la capacità di sopportare anche le cattiverie di chi necessariamente deve leggere negativamente gli elementi della vita.

Il giorno della domenica delle Palme del 2002, la malattia si aggrava e lo costringe al ricovero in ospedale. Don Natale vive in ospedale la sua ultima Settimana Santa e la sua sofferenza è nel non poter essere nella “sua chiesa” e con la “sua gente” ad attendere l’alba della Risurrezione. Chiude il suo pellegrinaggio terreno all’alba del 10 aprile di quell’anno.