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L’acqua in borsa, NO grazie!

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  4. L’acqua in borsa, NO grazie!
Postato il 11 Marzo 2021
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Dallo scorso 7 dicembre l’acqua è diventata una commodity (merce), quotata in borsa. Il capitalismo non conosce limiti. Sarà proprio negli Usa, cuore del capitalismo mondiale, precisamente in California, che il Cme Group (la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine) esordirà il prossimo anno con la quotazione in borsa dell’acqua, denominata “oro blu”.
Di seguito vi riportiamo la lettera che Alex Zanotelli ha scritto a questo proposito. Zanotelli è un padre comboniano da sempre schierato a difesa dei beni comuni, in particolare dell’acqua.

Con il surriscaldamento del Pianeta, questo bene diventa sempre più scarso, sempre più appetibile e sempre meno accessibile ai poveri. È inaccettabile che l’acqua sarà quotata in borsa a Wall Street: una merce come il petrolio.

Ritornando dall’Africa, uno dei miei impegni prioritari è stato quello della ripubblicizzazione dell’acqua, perché vivendo nella baraccopoli di Korogocho (Nairobi) e andando tante volte al giorno con la tanica a comprarmi l’acqua, ne ho capito subito il valore e l’importanza, prevedendo che sarebbe diventata l’oro blu. Difatti, con il surriscaldamento del Pianeta, questo bene diventa sempre più scarso, sempre più appetibile e sempre meno accessibile ai poveri. È inaccettabile che entro l’anno l’acqua sarà quotata in borsa a Wall Street: una merce come il petrolio. È una notizia scioccante per noi, criminale perché ucciderà soprattutto gli impoveriti nel mondo.

Secondo l’ONU già oggi un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile e dai tre ai quattro miliardi ne dispongono in quantità insufficiente. Per questo già oggi ben otto milioni all’anno di esseri umani muoiono per malattie legate alla carenza di questo bene così prezioso.

Non dimentichiamoci che di tutta l’acqua che c’è sul Pianeta, solo il 3% è potabile e di questo un terzo è direttamente utilizzabile dall’uomo per bere. Il resto è usato dall’agribusiness e dall’industria. E le previsioni per il 2025 sono drammatiche: due terzi della popolazione mondiale affronterà scarsità d’acqua grazie a temperature sempre più infuocate, a scioglimento dei ghiacciai, a deforestazione… E avremo così sempre meno acqua potabile e a pagarne le conseguenze saranno milioni e milioni di impoveriti.

Ecco perché sono rimasto pietrificato alla notizia che il 7 dicembre scorso l’acqua è diventata in California un ‘future’, un termine tecnico per dire che l’oro blu è entrato nel mercato azionario e ora si può scommettere sul suo valore futuro, come il petrolio e l’oro. Il dado è tratto! L’ONU ha reagito subito affermando che non si può dare un valore all’acqua come si fa con altri beni commerciali. Nel 2010 l’ONU aveva affermato: «L’accesso all’acqua potabile e servizi igienico-sanitari sono tra i diritti umani universali e fondamentali».

Papa Francesco cinque anni fa nella Laudato Si’ aveva già parlato dell’acqua come «diritto alla vita» (un termine riservato in campo cattolico all’aborto o all’eutanasia). L’acqua è Vita! Tutta la vita che c’è sul Pianeta è nata dall’acqua: è la madre di tutta la vita. Come si fa a privatizzare la Madre? Questa è una bestemmia!

È da questi principi che è partito il nostro impegno in difesa della gestione pubblica dell’acqua che ci ha portato al Referendum (2011), quando 26 milioni di italiani hanno votato i due quesiti referendari: l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare profitto su questo bene. È l’opposto della direzione attuale del mercato: la Madre della vita diventa merce. Purtroppo dopo dieci anni costellati da ben sette governi, la decisione del popolo italiano non è mai stata tradotta in legge. Trovo incredibile che i 5S (la loro prima stella è l’acqua pubblica!) non siano riusciti a trasformare il Referendum in legge, nonostante le dichiarazioni del Presidente della Camera che legava la sua presidenza alla ripubblicizzazione dell’acqua. Mi meraviglio anche del Pd, che come partito di ‘sinistra’, dovrebbe essere in prima linea in difesa dei beni comuni.

Davanti a questa criminale decisione di ‘quotare’ l’acqua in borsa, mi appello al governo perché si affretti a ripubblicizzare l’acqua. Ne basterebbero due miliardi da trarre dal Recovery Fund. Invece il governo ha destinato 2,5 miliardi per infrastrutture idriche di adduzione per le reti territoriali. Il Sole 24 Ore afferma che questa è la «leva per portare le gestioni idriche industriali nel Meridione». In poche parole i grandi colossi idrici del centro-nord (Iren, A2A, Hera, Acea) gestirebbero le reti idriche del Sud, con i soldi del Recovery Fund. Altro tradimento! Ma i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere usati anche per riparare i 300 mila km di reti idriche che perdono il 50% dell’acqua. Questa è una delle Grandi Opere da realizzare, non la Lione-Torino o il Ponte di Messina.

A questo punto sarebbe opportuno un incontro del Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica con i partiti al Governo per discutere sia sulla legge bloccata in Commissione Ambiente che la minaccia alle reti idriche del Sud, nonché l’autorizzazione da parte del nostro Governo all’incontro del Consiglio Mondiale (la lobby delle multinazionali dell’acqua!) nel 2024 in Italia.

Dobbiamo muoverci tutti perché azzerare il Referendum sarebbe cancellare la nostra stessa democrazia. Significherebbe che sovrano non è più il popolo, ma sovrani sono i soldi. “Il denaro deve servire – ci ricorda Papa Francesco – e non governare”.

Alex Zanotelli

Se, come noi, credi che l’acqua non sia una merce, firma la petizione al seguente link per dire No alla quotazione in borsa di queste bene vitale.

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